Domenica pomeriggio ero in coda a un semaforo. Una coda lunga e lenta, eppure piacevole per i parchi verdi ai lati dei finestrini e i colori e i profumi della primavera. Osservando l’auto che mi seguiva sullo specchietto interno, una piccola utilitaria grigia, ho notato che era occupata da una donna di mezza età e da un ragazzo più giovane sui ventotto-trent’anni. O forse venticinque, non so. Comunque sia il figlio, data la somiglianza nei lineamenti fra i due, e i gesti fra loro che non so raccontare ma che questo dicevano. Non belli, né lei, né lui.
Nelle pause in cui la nostra colonna rimaneva immobile, prima di avanzare di pochi metri senza fretta, ho continuato osservarli e, come mi capita a volte, ho provato a immaginare le loro vite. Mi pareva ci fosse molta serenità.
A un certo punto lui ha fatto un gesto affettuoso, dolce, sfiorandole i capelli o la nuca. M’è sembrata una bella immagine di felicità.